L’introspezione fa male. Nuoce a voi e alle vostre minzioni artistiche, in quanto le rende adatte a un solo tipo di target: il vostro comodino. A cosa serve guardarsi dentro? A farvi il vuoto intorno, come potranno confermarvi gli amici che non tentano nemmeno più di convincervi ad andare con loro in discoteca. Chiaro che attingere al proprio bagaglio di esperienze e considerazioni spicciole sia più conveniente che muovere le chiappe e andar in giro a respirare un po’ di vita. Risulta più comodo, economico e duttile. Esattamente ciò che dicevano dell’Eternit.
La chiave del successo era lì, sotto i vostri occhi, e non le avete dato il giusto peso. Scuola elementare, maestra, foglio protocollo. Il tema.
Il tema è la massima espressione dello scrivere di merda. Più dell’autobiografia, più dei verbali dei carabinieri. Descrivere il proprio migliore amico con una colata di aggettivi qualificativi scopiazzati alla rinfusa da un dizionario tascabile dei sinonimi e contrari, buttar giù qualsiasi inutile dettaglio saltato in mente pur di riempire quella dannata pagina a righe. Quant’erano belli quei tempi? L’insegnante non badava alla pochezza della vostra ingenua scrittura, ma era attentissima alle doppie e alle d eufoniche. Guai a saltarne una.
Se oggi siete convinti di poter scrivere un bestseller, il merito è proprio di chi vi ha messo in testa già da quando eravate poco più di un feto parlante l’idea che avevate potenzialità. È molto capace, quando si impegna. E voi avete giustamente deciso di impegnarvi più nello spam che nello studio. Come biasimarvi?
Cari aspiranti scrittori, lasciate le regole grammaticali e stilistiche a chi non può vantarsi del vostro innato talento, cestinate l’aspirante. Siete nati pronti, vi bastano un foglio e una penna per produrre arte. Non serve saper distinguere un formalista dalla formalina, per raccontare. E non bisogna lasciare che il proprio stile si imbastardisca, quindi meglio leggere il minimo indispensabile. Sms, notifiche, menu delle bevande. Stop. Perchè cercando di strafare si finisce come quella maestra che assegnò agli alunni un tema dal titolo Chi uccideresti prima, il papà o la mamma? (che vergogna, lasciarsi contaminare così tanto dal romanzo americano).
Il tema è tutto. Adulti alti e robusti, bassi e magri, biondi o bruni (o, al limite, castani). Fanculo Stephen King e le sue Mercedes. Evviva le macchine rosse, gialle, verdi. Viva il cane marrone, il gatto bianco, la montagna enorme, i personaggi che esclamano manco si trovassero al mercato del pesce, che si esprimono con più beh, bhe e be’ di un gregge di pecore, che sorridono sempre e non bestemmiano mai. L’essenza di un’azione catturata in un avverbio di modo (meglio due), l’irresistibile fascino della parola cosa.
E i prati verdi e le notti blu e i cieli stellati e il caldo soffocante. Perché la virgola non va mai vicina alla “e”. La gente vuole solo una storia da leggere: la vostra storia. Il tema della vostra vita, intitolato magari Da grande farò lo scrittore.
No, non ci sono cazzi.
non ce ne sono.
In compenso gira il cetriolo dell'economia di Tremonti-Guzzanti. Vola basso.
Odiosi i temi scolastici.
Dovevi per forza scrivere una intro e un finale a effetto, stile servizio di Studio Aperto.
E più era lungo (il tema :p), più il voto saliva.
Moz-
ma il tuo migliore amico era immaginario?
No, ma a volte vorrei che lo fosse :p
Moz-
Il tema a scuola, ovvero come fissare un foglio bianco col nulla nella testa. Non sono mai stata brava, però ho sempre divorato libri su libri.
Ciccola, forse non ti sei spiegata bene. Forse non ho capito io. Ma la seconda parte del commento, forse forse, non c'entra un cazzo.
Sono un caso disperato, chiedo scusa.
Beh, evidentemente se ti sfoghi così è perché c'è un caldo soffocante e non bestemmi mai e non hai una Mercedes e soprattutto nei temi prendevi sempre voti bassi. Evidentemente.
Il tuo commento mi ha dato un lungo brivido lungo la schiena. Lungo lungo, capisci?
Io ho sempre preso un sacco di canne nei temi… e non pensate male :-b