Cose che ho imparato frequentando i blog

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Blogger non è una professione. Qualcuno riesce a guadagnare vendendo fumo, coglioneggiando in giro a botte di webinar, ma ho la sensazione che l’orda di santoni in erba armati di elenchi numerati e grassetti non ci stia capendo molto. O forse il tonto sono io.
Come ho già detto e ribadito a più riprese nei post precedenti, ognuno a casa sua è libero di far ciò che vuole. E se in altri lidi i miei commenti finiscono nell’inceneritore senza aver mai visto la luce, lasciate che utilizzi questo spazio personale per dirvi cosa ho imparato in questi anni di frequentazione assidua della blogosfera:

  • i blog sono generalmente noiosi e privi di contenuti davvero interessanti;
  • molti autori che puntano a ottenere visibilità non si rendono conto di scrivere post che possono interessare solo ad altri autori. Il risultato più evidente è costituito dai commenti di scambio e dal parlarsi addosso;
  • quasi tutti i post dal titolo che inizia con un “Come” in realtà non dicono nulla;
  • molti personaggi, anche noti, non hanno compreso il senso del blogging e con la scusa della moderazione dei commenti attuano politiche da fascisti del cazzo;
  • i blog che pubblicano recensioni di libri sempre e comunque positive son quasi tutti gestiti da marchettari in cerca di amicizie nell’editoria;
  • i guru del copywriting stanno contribuendo a un’odiosa standardizzazione dei blog;
  • gli scopiazzatori son sempre in agguato;
  • l’onnipresenza sui social è il miglior modo per farsi evitare come la peste. Almeno dal sottoscritto;
  • la gente tende a prendersi troppo sul serio e vive la gestione della propria vetrinetta virtuale nel peggiore dei modi.
Sarei ipocrita se vi dicessi che le discussioni sotto i miei post e le condivisioni di ciò che scrivo non mi fanno piacere. Ho sempre visto il blog come una sorta di “Speakers’ Corner”, quel leggendario posticino londinese in cui ogni pazzoide può esprimere davanti a una folla le proprie opinioni, senza dover necessariamente essere ammanigliato con Tizio o aver praticato una fellatio a Caio.
Di recente il buon Miki Moz ha dato vita a una trasmissione in diretta streaming, organizzata con degli amici, durante la quale ha interagito in tempo reale coi suoi lettori. Un’iniziativa simpaticissima (che forse un giorno imiterò), animata da una genuina passione che dovrebbe costituire un esempio per tutti coloro i quali ritengono che il senso del bloggare si riduca al semplificare e ordinare i propri testi a misura di frettoloso deficiente. Il risultato finale è spesso un’accozzaglia di parole e concetti senz’anima.
Uno dei diktat più frequenti che rimbalzano nella rete è individua la tua nicchia. Credo che la nicchia si crei da sola: quando è scoppiato un casino in seguito alla mia recensione del libro “Racconti della percezione” i numeri parlavano di mille visitatori unici al giorno. Dal momento in cui ho dichiarato apertamente il mio disprezzo nei confronti della sperimentazione sugli animali, i lettori sono drasticamente diminuiti (qualcuno è arrivato addirittura a insultarmi nei commenti. Dopotutto i nazi sono gli animalisti, no?).


Alla luce di questi dati, dovrei forse aggiustare il tiro dei miei post? Dovrei attuare la politica democristiana del dare un colpo al cerchio e uno alla botte? Ma manco per il cazzo.
Quando penso a Obbrobbrio, a come vorrei che venisse vissuto da voi lettori questo spazio, mi viene in mente un’oscura bettola di periferia, un luogo virtuale frequentato da pochi intimi ma aperto a chiunque voglia lasciare un segno del proprio passaggio, condividere i propri pensieri sapendo che non verranno censurati dal Cotroneo di turno o ignorati come è accaduto alla mia lettera al giornalista Michele Brambilla.


Potrei impegnarmi nel raccattare un centinaio di persone a cui spacciare il mio prossimo libro, invitarvi a cliccare mi piace su questa o quella pagina. Ma è più probabile che io decida di chiudere questo blog, nel caso in cui dovessi rendermi conto di tenerlo in vita solo per riuscire a vendere qualcosa.
Ah, dimenticavo la domanda finale: e voi, come mai seguite Obbrobbrio?

 

59 Commenti

  1. Innanzitutto grazie per la citazione, so che non è stata una diretta perfetta ma mi rifarò con una serie di episodi, dato il discreto successo. Ovviamente aspetto anche il tuo streaming!!
    Dunque, oggi stavo per twittare proprio una cosa: "SEO, SERP, posizionamenti… ma perché cazzo non pensate a bloggare?"
    Lo twitterò presto.
    In ogni caso… perché passo qui su oBBroBBrio? perché si parla di scrittura in modo diverso, forse più vero di tanti altri posti.

    Moz-

  2. Perché mi diverte leggere quello che scrivi. Anche quando non sono d'accordo, sei più interessante di quelli con cui sono d'accordo. Quando vengo qui non so che cosa troverò, quando vado da altri, spesso, è lo stesso post scritto il giorno prima con le virgole spostate. Certo, "grazie per la citazione" fa molto "complimenti per la trasmissione". Dovresti censurarlo, alla Cotroneo. Ma perché scrivi a Brambilla? Boh, andrò a vedere.

    • Ma con tutto quello che può scrivere 'sto Brambilla, ma proprio di Fabio Volo doveva parlare! Ma cos'è, un triangolo magico? Allora ce l'hai con me, Obbrobbio, ammettilo. Io che mi metto anche a difendere Volo da Cotroneo… Voglio essere censurato anch'io, adesso.

    • Mi dai del lei? Allora non sei Obbrobbio, sei 'n'altro… Obbrobbrio non avrebbe mai fatto 'sta paraculata. Fabio Volo non l'ho mai letto, ma mi infastidiscono i benpensanti, perché benpensano solo a se stessi.
      Comunque, grazie all'informazione che hai messo sul blog (vedi che faccio bene a passare), ora ho scritto anch'io a Brambilla. Ovviamente i motivi per cui gli scrivo sono opposti ai tuoi, però il risultato è identico. Non risponderà neppure a me. Sembra un romanzo a puntate il nostro…

  3. Il primo post tuo che ho letto è stata una recensione negativa di qualcosa che ho già dimenticato -come è giusto che sia- e che nonostante lo schifo totale del prodotto e l'evidente e meritato disprezzo mi ricordo solo che ho letto una recensione ragionata, con all'interno una critica costruttiva, motivazioni e anche molto educata. Sono contraria all'idea che molti sostengono che a fare i maleducati, stronzi, casinari ti crei un nome (sì: quello del maleducato e stronzo).

    E poi anche se a volte il contenuto dei post magari non mi piace lo riconosco: lo hai scritto tu. Per caso ti ho trovato su altre pagine, e il tuo modo di scrivere là era uguale a qui, non cambia anche quando sei 'ospite'.
    E poi mentirei spudoratamente a dire che non mi diverto a leggerti, ma non mi sembrava carino dirlo all'inizio come se tu fossi la scimmietta coi piatti che compare nelle strippine di Zerocalcare.

  4. Seguo Obbrobbrio perché tratta la letteratura e certi suoi aspetti in modo diverso dal solito e originale, senza fare sconti a nessuno. Poi alcuni post sono davvero geniali (la recente intervista al cavernicolo è uno dei post più belli che abbia mai trovato su un blog). E poi, ok, un po' anche perché mi diverto a leggere le reazioni di certi autori ai tuoi commenti e a dare a qualcuno di loro degli imbecilli senza che nemmeno se ne rendano conto 😛

  5. Ti seguo da pochissimo, dopo la segnalazione di Pietro (gattonero). Mi sono bastati un paio di post per affezionarmi al tuo blog, mi piace quel che dici e come lo dici.

  6. Per la percentuale concordata, sull'arruolamento di Ciccola, questo il mio iban:
    G(atto)N(ero)15OB2741XZ00004327it0000000001
    Fai con comodo, il malloppo mi serve per Natale.
    Quanto al commento, PAGAnini non ripete. Ho già dato.
    Ciao.

  7. Perché seguo Obbrobbrio? Perché c'è onestà intellettuale, c'è schiettezza non politicamente corretta, c'è uno scrittore che non si prende sul serio ma prende sul serio la scrittura, c'è una persona e non un SEO, c'è passione per le proprie idee portata avanti a testa alta. E perché mi distruggo dalle risate.

  8. Io scrivo obbrobbrio perché è un sito divertente e soprattutto GENUINO.
    Non sopporto l'atmosfera artificiosa che si crea su determinati blog, commenti inseriti "tanto per", risposte circostanziali. Sarà che per me scrivere è una gioia, non cerco di farmi troppe seghe mentali sulla SEO e affini. Sono online da appena sei mesi e non mi posso certo lamentare. Ho ottenuto diversi commenti e recensioni positive. Ho pochi lettori fissi ma fedelissimi. Con alcuni di loro è nato anche un bel rapporto umano. Quindi tempo al tempo, in futuro si vedrà. 😉
    è vero che spesso si rischia di essere seguiti in prevalenza da altri blogger. Non che la cosa mi dispiaccia, ma vorrei ampliare il mio pubblico. Per questo motivo ho deciso che diraderò un pochino i post tecnici a vantaggio di altri per accontentare tutti.
    Gli elenchi puntati? Sono sincera, a volte mi aiutano a razionalizzare il post. è un modo per tenere a bada la mia incontinenza verbale (tendo ad andare fuori tema) e non uno stratagemma per attirare lettori. In generale, tendo di focalizzarmi sul contenuto dei post e di affrontare con un piglio personale anche i temi più gettonati della rete. A volte ci riesco, a volte no. Ma diamo tempo al tempo 😉

    • Sono molto felice che questo atteggiamento venga apprezzato, sebbene molti lo etichettino come un "trollare". E sono sinceramente felice per il fatto che questo mio modo di fare crei una sorta di filtro anti benpensante-bigotto.

  9. Pensa che anche io stavo progettando un corso 🙂
    E a proposito di commenti, il mio nel sito di Cotroneo è ancora in approvazione dal 16.

    Sono d'accordo sul primo punto.
    Il 2° forse non l'ho capito.
    3: vero, purtroppo.
    4: m'è capitato raramente, ma è un fatto che esiste.
    5: può essere.
    6: hai ragione, purtroppo.
    8: ormai io son quasi assente.

    Penso che una delle regole fondamentali del blogging sia la personalità: essere se stessi sempre, a dispetto e svantaggio anche del calo di visite.

    Io seguo Obbrobbrio perché è una voce fuori dal coro e il blogger non ha peli sulla lingua 🙂

    • Ciao Daniele,
      col secondo punto intendo dire che gli autori di racconti/romanzi che vorrebbero pubblicizzare le proprie opere nel web spesso si dedicano esclusivamente a lezioncine sulla scrittura. Il risultato è, paradossalmente, quello di ritagliarsi una cerchia di lettori che a loro volta hanno il solo scopo di pubblicizzarsi. Il risultato è un parlarsi addosso in cui nessuno ha davvero interesse a leggere ciò che scrive l'altro

    • Beh, quello succede anche in altri ambiti, non solo sulla scrittura. Io ho cominciato perché era da tempo che volevo aprire un blog sulla scrittura e a quell'epoca non pensavo ancora a pubblicare qualcosa di mio.

      Ma sinceramente non mi interessa se, una volta pubblicato qualcosa a pagamento, nessuno dei miei lettori leggerà quel libro. Continuerò a gestire il blog come sempre.

  10. Seguo oBBroBBrio perché riesce a essere una coscienza (cattiva?) per tutti noi. Forse perché il suo autore dice cose che pensiamo anche noi, ma che non diciamo. O forse perché dice cose che non condividiamo fino in fondo, ma che allo stesso tempo sono sensate ed è giusto ascoltarle, tenerne conto. Un punto di vista diverso che aiuta la comprensione del tutto. Ecco, questa seconda definizione credo sia quella che calza di più su di me. Io nel mio blog dico quello che penso, nel modo in cui vorrei dirlo. Però la mia visione è limitata da un solo punto di vista: il mio. Leggo oBBroBBrio per averne un'altro. In genere non me ne sono pentito, anche se non condivido fino in fondo o anche se non me ne frega nulla della sperimentazione sugli animali. Non che non mi dispiaccia per loro, semplicemente me ne frego. Ecco, questo è dire quello che si pensa.
    Sui blog, in generale, credo che tu abbia ragione. Allo stesso tempo però, noto lettori del mio blog che non vogliono fare gli scrittori… Quindi qualcosa di buono ci sarà. Ma alla fine non faccio valutazoni, non razionalizzo, seguo solo la mia strada. 😉

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