“Chasm” di Roberta Dellabora

1653

 

A volte il microcosmo del self-publishing riserva delle piacevoli sorprese. Questa, purtroppo, non è una di quelle volte. Chasm è quello che si definirebbe uno “urban fantasy” o, meglio ancora, un Buffy de noantri. La protagonista, una certa Samanta, è una ventenne che fa dell’autocommiserazione il suo punto forte: sfrutterà ogni pretesto per ribadirci che la sua vita è una monnezza, nel vano tentativo di sembrare più sfortunata dei suoi lettori.
La povera Samanta, tuttavia, non ha tutti i torti: orfana di nonna e padre si è dovuta fare carico del sostentamento della famiglia, ridotta a una madre alcolizzata e una sorella minore – tale Ginevra – che più antipatica e viziata non si può. Come se non bastasse, la protagonista soffre di un non precisato disturbo (forse cistite o ipoglicemia) che la porta ad avere continui brividi di freddo:
Ero rimasta scioccata e la figura oscura di quell’uomo mi aveva riempita di brividi fino alle ossa.
Un brivido mi attraversò la spina dorsale
Un brivido mi percorse da capo a piedi.
La notizia mi aveva talmente scossa da rimanere senza fiato e presto dovetti fare i conti con una serie di brividi freddi che mi destarono violentemente dallo schermo della televisione.

 
 
In metropolitana, un tizio cerca di rubare il telefonino a Samanta. È in questa occasione che, per la prima volta, la ragazza si trasforma in Jeeg Robot lanciando parti del proprio corpo in ogni dove:
Le parole mi uscirono spontanee. «Mi stai rubando il telefono?» chiesi esterrefatta.    Come un fulmine un pugno si scaraventò dritto in faccia al ragazzo. Non ero ancora riuscita ad assimilare ciò che era accaduto, ed ora cercavo solamente di capire cosa stava succedendo.
In aiuto della protagonista accorre tale Sebastian Morello, manager di spettacolo, dalle intenzioni orribili come il suo nome. L’uomo, infatti, inizia subito a blaterare stupidaggini proponendo a Samanta un lavoro da attrice:
 
Hai un colorito di capelli sicuramente molto elegante, ricercato. Poi gli occhi chiari e importanti, arricchiti da questa sfumatura d’azzurro. E infine, hai una corporatura perfetta».
La sfiga continua a perseguitare la povera Samanta, che perde il lavoro da cameriera e decide di trascorrere una notte di bagordi in un locale di Milano. Il demone dell’alcol si impadronisce di lei, che inizia a dar segni di squilibrio (sorrisi improvvisamente) per poi scagliare ancora un componente contro un povero malcapitato:
 
Portai una mano alla fronte ma l’alcool mi fece perdere il controllo del braccio e inevitabilmente colpì un ragazzo che si faceva strada tra la folla.
Subito dopo, però, avviene l’incontro destinato a stravolgere la sua misera esistenza. La ragazza si imbatte, infatti, nella personificazione del più abusato dei cliché: il fighetto dagli occhi chiari e la mascella volitiva:
 
I miei occhi inciamparono in uno sguardo glaciale. Due occhi azzurri e vivaci, talmente abbaglianti da apparire come stelle sfavillanti tra le tenebre più fitte.[…] Il suo volto era caratterizzato da un profilo pronunciato dalla mascella
Quest’uomo, apparentemente innocuo, fa subito breccia nel delicato equilibrio ormonale della ventenne. Ne consegue un dialogo che farebbe impallidire le tecniche di abbordaggio di James Bond ai tempi di Ursula Andress. La ragazza chiede all’uomo se i suoi occhi sono veri, perché sembrano delle lampadine. L’osservazione colpisce l’adulato, che da quel momento in poi definirà Samanta una poetessa.
La sagra dei nomi osceni non è ancora finita, e l’uomo si presenta come Colt, Colt Devon [sic]. Anche lui è un esperto di frasi a effetto, come dimostra la profonda riflessione con cui aggira definitivamente la Linea Maginot di Samanta:
Diciamo che quando le cose sono evidenti non è difficile notarle
Colt vorrebbe difendere Samanta dalla minaccia costituita da Sebastian, che in realtà è un orribile vampiro desideroso di pucciare savoiardi nel suo sangue.  La ragazza pian pianino capisce che…
Può darsi che egli riuscisse a scorgere qualcosa che io invece ne ero assolutamente cieca.
Ma anche Colt Devon nasconde un terribile segreto: Samanta scoprirà, infatti, che è mezzo uomo e mezzo truzzo:
Esasperata mi risedetti sul sedile in pelle dell’auto, una di quelle che basta una sola occhiata per capire che ci sarebbero voluti un sacco di soldi per averne una. Un’auto dalle simmetrie sportive e arrotondate, color rubino, con gli interni neri e rossi.
[…]e da lì compresi anche in che modo potesse permettersi tanto sfarzo e una macchina da centinaia di euro.
 
Intanto, Sebastian è così pezzo di merda da rapire la famiglia della protagonista, facendo in modo che le accuse ricadano su di lei. Come reagirà Samanta? Preferirà liberarsi dei vampiri o dei parenti? Sta a voi scoprirlo.
La tecnica narrativa 
“Chasm” colpisce per l’utilizzo di espedienti narrativi molto particolari. Balza all’occhio già dalle prime pagine l’utilizzo della tecnica denominata forsenonmisonspiegato, che consiste nel ripetere lo stesso concetto con parole diverse:
la mia vita cominciò a prendere una brutta piega, tutt’altro che rose e fiori.
 
un barlume, un debole sbarluccichio.
 
un fascino indecifrabile che non riuscivo a comprendere fino in fondo.
 
Erano state sostituite da qualcosa di ben più terrificante. Spaventoso.
 
Il suono del vento mi otturava le orecchie rendendo ovattati tutti gli altri rumori.
 
erano divenute come pozzi bui, vuoti, nei quali solo una piccola luce maligna luccicava.
 
di scatto con un colpo secco
 
 Un demonio. Un’orribile bestia demoniaca.
 
Una presenza angelica, dici?» sbuffai. «Ovvero un angelo?
 
per almeno un paio d’ore o anche più.
 
Vengo anche io. Se è solo per parlare, alla fine, potrei venire anche io con te
 
Il corpo dell’uomo esanime giaceva come un pupazzo a terra sul terrazzo del palazzo, privo di ogni vitalità.
La narrazione avviene in prima persona con esperienze extracorporee, come testimoniato dai passi qui citati:
 
I miei occhi ebbero un guizzo ma contenni. 
 
Un’altra lacrima solcò il mio viso distrutto e piegato da una smorfia infelice.
 
Lasciai che i capelli mi ricadessero di lato nascondendomi il viso sfigurato dalle lacrime.
 
La spinsi tra le mie braccia e strinsi forte.
 
L’interesse che avevo avuto nel vedere le nostre labbra a pochi centimetri 
Per incutere paura nel lettore, vengono spesso descritti crudi smembramenti e orride bizzarrie anatomiche:
l’uomo mi lanciò un’occhiata sobbalzante
 
[…]da un viso a forma di cuore
 
si poteva leggergli in volto la stanchezza della giornata premergli sulle palpebre degli occhi.
 
Nascosto nelle tenebre un uomo sollevò il volto da terra.
 
I suoi occhi mi colpirono facendomi sussultare.
 
Mi fece segno di guardarmi il retro del collo. Corsi subito al grande specchio in mezzo alla stanza e voltandomi intravidi un piccolo segno proprio lì.
 
 
Meritevole di una menzione anche l’abilità con cui la voce narrante si impersonifica prima in un navigatore satellitare, poi in un agente di Tecnocasa:
 
Sorpassò il salotto e senza degnarci di uno sguardo entrò in una delle stanze in cui ancora non ero stata. Svoltò appena prima della zona cucina e sparì.
Ci sedemmo in salotto, un ambiente aperto ben illuminato per via delle ampie vetrate a tutta parete, ben arredato dai mobili sicuramente molto singolari di uno stile classico ma dai colori e dalle rifiniture vivaci e rimodernate.
In conclusione
“Chasm” è uno dei tanti prodotti influenzati dalle note saghe vampiresche che per un lungo periodo hanno rotto i coglioni riempito librerie e palinsesti televisivi. La protagonista è affetta da una palese forma di autocommiserazione cronica che la rende la classica persona che evitereste, mentre i personaggi secondari dimostrano un encefalogramma piatto come quello di un mattone forato. Sicuramente è una storia scritta con genuino coinvolgimento, una passione così forte verso il truzzo bello e dannato da rendere l’opera una sorta di Hormonal Fantasy. Ma c’è di peggio, molto peggio nella librosfera. Auguriamo a Roberta Dellabora una brillante carriera da scrittrice ma, come dice il buon Colt Devon:
se vorresti cambiar vita dovresti prima di tutto mirare più in alto.
Alla prossima!

20 Commenti

  1. Ti amo.
    Mi erano mancate le recensioni di oBBroBBrio.
    Geniale la conclusione, ma in effetti per quel che hai riportato… sì, c'è di peggio, in giro.
    Diciamo che è prorpio il genere (assieme ai vari anghergheims, cinGuantasfumature ecc) ad aver rotto abbastanza.

    Bentornati 🙂

    Moz-

  2. Meno male che c'è oBBroBBrio a portare luce nell'oscuro impero dei libri di merda che sta invadendo il mercato editoriale: GRAZIE DI ESISTERE!

    🙂

  3. Oh, ma ERA ORA che voi tornaste! Chasm mi pare di averlo anch'io nelle buie profondità del mio "chindol", ma io e quell'oggetto ci conosciamo a stento, in verità, visto che continuo a leggere sempre e solo cartacei.
    Per il resto, troppi brividi. Vuoi vedere che a 'sta povera ragazza serve semplicemente un maglione? 😀

    • Ciao Esther con l'acca 😀 Pensa che questo capolavoro me lo son dovuto sorbire per ben due volte… l'avevo letto mesi fa, ma non ricordavo più una cippa e così ho dovuto rileggerlo per recensirlo 😀

  4. Bentornato Obbrobbrio!
    Anche se, in realtà… ora che ho letto tutte le citazioni da te riportate di questo capolavoro letterario, mi sanguinano così tanto gli occhi che fatico a vedere cosa sto scrivendo…

    In tutta codesta beltà vorrei sottolineare una cosa: i "due occhi azzurri e vivaci" sono un palese plagio. Inserisci la frase esatta su Gugol, e scopri di cosa.
    Occorrerà avvisare Cristina D'Avena… :-O

  5. Wow. Pagherei per leggere libri fatti solo di recensioni come questa. E invece son pure aggratis. A volte la vita è madre, e non matrigna.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here