I migliori drammi su cui speculare per realizzare un best-seller

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Cari Visitors,

come già accennato nel corso Scrivere di merda, un metodo infallibile per ottenere il successo nell’ambito letterario consiste nel costruirsi un alone di autorevolezza. Passare per gente seria, o meglio ancora impegnata, vi spalancherà le porte dell’editoria che conta.

L’autorevolezza si ottiene in un modo semplicissimo: scrivendo storie che affrontino problematiche con cui il lettore medio possa facilmente empatizzare (crisi economica, dilemmi sentimentali) o vere e proprie tragedie (il sempreverde Olocausto o qualunque dramma del momento).

Alcuni esempi presi a cazzo di cane:

L’altro capo del filo (Camilleri Andrea, Sellerio Editore Palermo): uno dei libri più venduti nelle ultime settimane. Parla della tragedia dei migranti;
Conforme alla gloria (Paolin Demetrio, Voland): candidato al Premio Strega 2016, vede ovviamente la presenza di un ex deportato;
– Storia di una ladra di libri (Zusak Markus, Frassinelli): uno dei libri più venduti nel 2014. Shoah come se piovesse;
Scusate il disordine (Ligabue Luciano, Einaudi): il dramma di un editore costretto a pubblicare libri di un cantautore mediocre pur di vendere qualche copia in più.
Se volete andare sul sicuro, speculate sull’Olocausto. Il protagonista potrebbe aver vissuto in prima persona prigionia, stenti e torture. Importantissimo focalizzarsi sul senso di impotenza: non fate del vostro personaggio un duro panzone alla Steven Seagal che vive per la vendetta: rischiereste di non annoiare/rattristare abbastanza il lettore. Un’altra idea valida è sfruttare la tenerezza dei bambini: contrapponete all’innocenza del loro sguardo la brutalità della persecuzione e il gioco sarà fatto.
Droga, anoressia, disagi giovanili di varia natura restano validi evergreen da cui attingere a piene mani. Tuttavia, per risultare più efficaci e autorevoli, vi consiglio di far ruotare le vostre storie intorno a drammi contingenti. Nessuno si cagava le stragi di immigrati fino a qualche tempo fa, ma oggi si tratta di un argomento da sfruttare, prima che sparisca nuovamente dalle prime pagine dei giornali. Potreste narrare la storia della piccola Aisha, in viaggio da giorni su un barcone mentre il suo gattino affamato la guarda con occhioni dolci e carichi di speranza. Oppure quella del signor Salvatore, contrario all’apertura di campi di accoglienza, che si innamora di un’immigrata e scopre il suo passato di violenze e soprusi.
Un investimento sul futuro potrebbe essere un romanzo intitolato Quel giorno a X c’ero anch’io, dove X sta per il nome di una città  che specificherete in seguito. La storia di una studentessa che viene svegliata da una scossa di terremoto, scopre di essere l’unica superstite della sua famiglia e perde persino il bambino che avrebbe partorito di lì a qualche mese. Prima o poi un nuovo sisma ci sarà. Vi basterà sostituire a quella X il nome del comune interessato per sfornare un instant book coi controcazzi.
La crisi economica è un argomento destinato a preoccupare l’italiano medio ancora per molto. Molti dei vostri potenziali lettori non hanno un lavoro o temono di perderlo, quindi non avrebbero difficoltà nell’empatizzare con Enrico, 30 anni, costretto a lavorare dodici ore al giorno per quattrocento euro al mese in un call center (a pensarci bene, anche il dramma di un pensionato lasciato solo dai parenti e la cui unica compagnia sono gli operatori telefonici potrebbe essere un’idea interessante).
E l’ISIS? Vogliamo trascurarlo? Qualche settimana fa avevo recensito l’ebook Minetta Creek, che racconta la storia di un militante pentito. Ricordate: se il protagonista è uno dei carnefici, nel suo passato devono esserci stati degli eventi traumatici che l’hanno reso un figlio di puttana. Egli dovrà pentirsi e poi crepare nel tentativo di difendere uno o più innocenti. Documentarsi per questo tipo di storie non è un problema: basta ispirarsi all’ambientazione di un Mad Max a caso e lasciare che i cattivoni aprano bocca soltanto per sparare anatemi contro gli infedeli.
Se volete spingervi oltre, provate a combinare questi elementi. Aisha potrebbe aver lasciato la Libia in seguito a un forte terremoto causato dall’ISIS. Dopo aver viaggiato in mare col suo gattino affamato, viene salvata da Stephan, che la porta a casa sua solo per abusare di lei. Stephan si pente dell’orribile gesto commesso: gli anni di prigionia in un lager lo hanno segnato profondamente. Già distrutto dai sensi di colpa, riceve una lettera di licenziamento a causa della crisi economica. Stephan decide, così, di suicidarsi gettandosi da un ponte. Quando è sul punto di farlo, sente una voce alle sue spalle (forse un angelo vestito da passante?): è la piccola Aisha, che lo ha perdonato. All’improvviso la terra trema: un nuovo sisma! Aisha ripensa all’attimo in cui scoprì i corpi dei suoi genitori tra le macerie, Stephan ai bombardamenti alleati. In un lampo di lucidità, l’uomo si fionda su Aisha, cercando di salvarla dal lampione che sta per colpirla e muore orribilmente impalato.
Infondere pena e tristezza al lettore è un modo efficace per ottenere prestigio. Evitate di perder tempo con la satira: per la critica è robba trash. Se pensate che il business della lacrimuccia non faccia per voi, ci sono altre opzioni: filmarvi mentre cucinate cime di rapa (qualche editore potrebbe chiedervi di realizzare un libro di ricette) o suonare musica ignobile nella speranza che Einaudi vi scambi per una rockstar e pubblichi la vostra autobiografia.

 

17 Commenti

  1. A me pare che il 70% degli italiani scriva storie ambientate in paesini sconosciuti del sud tutte incentrate sulla chiusura mentale, il pettegolezzo, la figlia del calzolaio, tutti che si conoscono, donne abusate dal marito con la canottiera bianca sporca di sugo che si innamorano dell'amore della propria vita perché, appunto, tutto ciò che ho scritto sopra. O almeno partecipando all'IoScrittore è la maggior parte di ciò che ho letto.

  2. Inoltre Stephan aveva anche un padre, pensionato, che lasciava a casa da solo perché intento ad approfittare della piccola Aisha. Così il padre, avendo una pensione piuttosto magra, per passare il tempo era costretto a importunare telefonicamente le operatrici dei call-center. Solo che non si limitava a rispondere con gioia a quelle che chiamavano per rifilargli una nuova gustosissima offerta telefonica. No. Era lui a chiamare. Era lui ad andare a caccia di operatrici rompipalle. Finché, un giorno, non compone per sbaglio (e qui il caso è un’icona inconfondibile di certa narrativa “d’autore”) il numero del call-center di una nota azienda produttrice di profilattici, e s'innamora… (Le storie d'amore sono degli indiscutibili ever-green!).

    • fossero scritti da uno che ha vissuto davvero quell'esperienza, potrei capire… ma c'è tutto un filone di romanzi e racconti sull'argomento scritti da gente che non l'ha nemmeno studiato sui libri di storia.

  3. Ciao sono Hitler. Mi sono pentito dopo aver ricevuto la visione di Padre Pio. Oggi vivo a contatto coi ragazzi down autistici tossicodipendenti, i quali mi illustrano la bellezza della vita indicando un albero e dicendo "gaaah". Scalo anche montagne. A tratti sono un gay sofferente (non esistono i gay felici, in contraddizione del termine) e ho ideato un sistema economico campato per aria dove tutti hanno tutto e nessuno fa niente. Ciaone.

    • oh, salve caro Adolf. Non ci avevo mai pensato: i gay nei romanzi esistono solo per dimostrare che esiste la discriminazione. E vai coi genitori che non accettano, con gli amici che sfottono, con l'omosessuale che non si accetta ecc…

      Grazie per il prezioso contributo. Benven… anzi, GAAAAH! anche a Lei! 😀

  4. Funziona sempre anche la storia della prostituta che vorrebbe una vita diversa, ma deve campare la figlia portatrice di handicap, magari fa più fiction aggiungere un marito violento da cui riesce a fuggire e che la cerca, pentito, per rifarsi una vita con lei (lieto fine d'obbligo!)

    Aspetta aspetta: ci sarebbe anche la donna anziana, quasi sempre affetta dal morbo di Alzheimer, che da un letto d'ospedale, moribonda, traumatizza figli e nipoti con i suoi vuoti di memoria.

    Saghe di gangster e mafiosi a volontà, utili per trarne, poi, sceneggiature da affidare a Manuela Arcuri e Gabriel Garco.

    E tanti, ma proprio tanti giovani infelici, senza speranza, senza futuro… ma questa storia ci ha pensato già la realtà a descriverla bene!

  5. eheh… in effetti nei romanzi nessuno "batte" perché gli va davvero, perché attratto dai soldi facili. Sempre e solo tragedie, storie di violenze e costrizioni.

    La vecchia con l'alzheimer e l'immancabile "ma come, nonna, non mi riconosci?"

    Riguardo al disagio giovanile (Giordano docet) tutto fa brodo. E mi chiedo perché i paraculi non vengano mai smascherati…

  6. Io sogno romanzi dove l’eroe sia figlio di un criminale di guerra nazista, ma non solo non se ne vergogni, bensì idolatri la figura del padre e sfanculi quelli che gli chiedono se non si senta in colpa.

    • Salve e benvenuto dotto’,
      mi perdoni l’imperdonabile ritardo nelle risposte, ma non ricevevo più notifiche. In un modo o nell’altro, il buonismo verrà spazzato via. Occorre solo capire se ciò dovrà necessariamente coincidere con l’estinzione del genere umano.

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