“L’ultima strega” di Lorenza Spaiardi

(speriamo lo sia davvero)

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Ci sono libri che risvegliano in noi l’amore per la lettura, quel genuino desiderio di lasciarci rapire dalle parole. Non è il caso de “L’ultima strega”, racconto il cui livello si può intuire già dalla discutibile punteggiatura e dagli avverbi utilizzati nella sua sinossi:

“La maledizione di una strega sconvolge la vita tranquilla di un paese, dove la mentalità radicata in profondi valori religiosi,si scontra improvvisamente con credenze antiche e superstizioni apparentemente innocue”.

 Son venuto a sapere di questo libro grazie all’insopportabile spam operato dalla sua autrice, che è arrivata persino ad ammorbare con la pubblicità del suo capolavoro il forum del supporto Kindle sulla formattazione degli ebook. E se mi inviti così insistentemente alla lettura, finisce che io il libro lo compro davvero. Lo compro e lo recensisco.
“L’ultima strega” è la storiaccia di un pedantissimo soldato storpio che finisce per trascorrere un triste periodo della sua triste vita in un triste paesotto dove nessuno, come in tutti i paesotti, si fa i cazzi suoi. Gira e rigira, tra interi capitoli di inutili e ridondanti descrizioni ben poco funzionali al racconto, la storia si decide a iniziare e due giovani personaggi perdono la vita (probabilmente per la noia). Tra un’overdose di antidolorifici e una sbornia, il protagonista decide di investigare sui misteriosi decessi. Conoscerà una vecchia tutta erbe medicinali e spiegoni, un prete col fuoristrada e una maledizione riguardo a una strega che bla bla bla e, soprattutto, bla bla.
I tentativi di creare suspense si rivelano involontariamente comici, il piattume delle infinite descrizioni e dei dialoghi tra personaggi che parlano tutti nello stesso modo diventa ben presto esasperante. Per farvi un esempio, il protagonista chiama il luogo dove soggiorna “la mia abitazione”, poi conosce un uomo di chiesa che gli parla della sua “abitazione“, infine un altro tizio che lo invita nella sua “abitazione“. Pare che il termine “casa” non venga molto utilizzato, da quelle parti.
La filastrocca in -ente merita qualche citazione a parte, a costo di esser minacciato a colpi di “riproduzione, anche parziale, vietata senza il consenso dell’autrice”. Citerò solo due esempi, ma vi assicuro che il libro ne è pieno:

“La visuale andava a perdersi dolcemente oltre il paese verso il fondo della valle, ma prima di imbattersi tra i profili aspri delle montagne circostanti, incrociava inevitabilmente alcuni casali disposti armoniosamente tra le varie radure[…]”.

“[…]aprii la porta lentamente chiedendo a voce alta se qualcuno fosse presente. Il silenzio apparente veniva interrotto solamente da alcune rondini che sfacciatamente invadevano il cortile interno”.

Anche il “qualche” è parecchio gettonato:

“Dopo qualche istante, riconobbi in quel volto, la stessa donna che qualche giorno prima mi aveva fornito il nome dei fiori lasciati da qualche estraneo sul davanzale delle mie finestre”.

Le virgole non le ho spostate di un millimetro eh, son messe alla cazzo anche nel testo originale. Mi ha lasciato perplesso anche il fatto che, a fronte delle sterminate distese descrittive di cui sopra, più di una volta al lettore vengano omesse delle informazioni necessarie. Un amico del protagonista saluterà “con quel tono che solo lui poteva avere durante i miei momenti di sconforto”, ma il lettore non verrà mai a sapere cosa avesse di tanto particolare quel tono. Idem per un misterioso cameriere che, dopo avergli servito “una brioches” (sic.) spiegherà “con un accento un po’ particolare” al protagonista il percorso da intraprendere. In assenza di altri dettagli, ho immaginato che parlasse come Lino Banfi.
“L’ultima strega” di Lorenza Spaiardi, autrice di diversi libri presenti su Amazon, si rivela un racconto debole, inutilmente prolisso e ricco di evitabili errori da prima stesura. Il prezzo è di 89 centesimi di euro, ma soprattutto di qualche ora della vostra vita che forse sarebbe meglio destinare a Puzzle Farter.
 
Cari Visitor, arrivederci alla prossima recensione obbrobriosa. A legger capolavori, si sa, son buoni tutti.

 

20 Commenti

  1. Due misteri sopra ogni altro:

    1 L'incredibile, potentissimo fascino che continua ad avere l'essere (o sentirsi, o credersi) Scrittore, anche in un mondo in cui non legge quasi nessuno.

    2 L'assoluta mancanza di autocritica al riguardo. Anche diventare cantante è il sogno di milioni di persone, ma davanti all'evidenza di essere stonati si lascia perdere, non si incidono dischi da mettere in vendita.

    A giudicare poi da molti discorsi orecchiati, questi dannati prezzi bassi rischiano di confondere e sconvolgere il mercato: dovrebbe essere vietato far pagare un ebook MENO di 5 euro (non 4.99, CINQUE). Va a finire che la gente, con la falsa percezione di risparmiare, si compra una ventina di opere del genere invece di una davvero decente…

    Comunque, autrici come questa hanno MOLTE attenuanti, visto che in italiA arriva in classifica roba non molto migliore di questa (anzi, roba che in prima stesura era probabilmente peggiore), e che quindi può trarre in inganno. Da un lato il tuo sciropparti questi libri è quasi eroico, ma dall'altro io non so se riuscirei a infierire così… :-))

    • Ciao Zio,

      probabilmente è proprio il fatto che non legga quasi nessuno a incentivare tanta gente a bluffare con in mano una misera coppia di due di cipolla.

      Diciamo che un libro sottoposto a un editing serio, seppur autopubblicato, non potrebbe esser svenduto a 99 centesimi. A quel punto sarebbe come pagare un lettore pur che si sorbisca il tuo racconto.

      Stronco spesso libri autopubblicati non perché sia contrario all'autopubblicazione, ma in quanto resto convinto che proporre un testo al pubblico voglia dire soprattutto non mancare di rispetto. Rispetto verso chi ti legge, rispetto per la tua dignità e rispetto nei confronti della Letteratura.

    • Non ho capito una mazza di quel che ha detto Zio Scriba, forse intendeva dire che un ebook non si dovrebbe pagare PIU' di 5 euro, prezzo che gia' di per se' e' esorbitante, trattandosi di un documento digitale che non ha costi di stampa.
      Tra l'altro la differenza tra opere decenti e indecenti vorrei proprio vedere chi e' che la decide…
      Invece quoto in pieno il discorso di Alessandro: il rispetto per i lettori viene prima di tutto, lo scrittore che non rispetta i lettori manca di rispetto anche a se stesso. E per me, mancanza di rispetto significa tradurre un romanzo in inglese alla meno peggio e poi buttarlo sul mercato, significa scopiazzare parti di testo da altri romanzi, significa pubblicare roba piena di errori di ortorafia e si', sigifica anche proporre libri con prezzi di copertina troppo alti. 20 euro per un libro cartaceo di 200'000 caratteri e' una mancanza di rispetto inammissibile, anche se il libro l'ha scritto da Brown. Cosi' come dieci euro per un ebook e' nientemeno che un furto.

  2. Il vero mistero secondo me è cosa ti spinge a farti del male così, continuando a sorbirti libri brutti fino all'ultima riga… Vena masochistica? O una sorta di missione? O in fondo in fondo sei un romantico che cerca di smentire l'opinione corrente sugli esordienti autopubblicati?

  3. Ale, tra poco esce una mia raccolta di racconti, conto nella tua recensione: la mail ce l'ho, significa che ne riceverai presto copia, ma che ciò non ti ammorbidisca.

  4. Sono passati 15 giorni e l'autrice ancora non si è palesata qua sopra… manco i google alert sapete impostare, scrittorucoli da strapazzo

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