Come recensire un pessimo libro senza urtare la sensibilità dell’autore

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Mea culpa,
mea culpa,
mea maxima culpa.

 

Cari Visitors,

criticare il libro di un autore esordiente è un po’ come giocare a pallone in una cristalleria. L’esordiente medio è sicuro di sé, è convinto di aver scritto un capolavoro. Tessetene le lodi e gli starete simpatici. Iniziate a trovar difetti e ai suoi occhi sarete il classico tizio che non ne capisce un cazzo. Lui è l’artista che ambisce al successo, voi i consumatori di pagine stampate con la facoltà di consentire o meno che questo sogno si realizzi.

Ricordatevi, inoltre, che il vostro diritto alla critica è legato a doppio filo con la conoscenza dell’autore. Se trovate che un libro sia scritto da culo, assicuratevi prima che l’autore in questione non sia prigioniero di un orsetto che lo costringe a scrivere da culo, di un padre-padrone che gli ha negato la scuola elementare o di una forma di malattia degenerativa che lo spinge a emanare (o autopubblicare) sterco digitale o cartaceo.
Con gli esempi che seguono vorrei suggerirvi i giusti espedienti per analizzare le sudate carte di Tizio, sedicente scrittore di talento, senza incorrere nella sua ira funesta.
Quando il testo è pieno di refusi:
Ho trovato qualche piccolo errore di stampa, ma non importa. In fondo, l’importante è che il testo sia comprensibile. Non è vero? A proposito, la scena del meccanico alle prese con un pitone è davvero mozzafiato.
Orrori di punteggiatura:
Apprezzabile l’uso della punteggiatura. Quei puntini… di sospensione… davvero… mi hanno lasciato col fiato sospeso. Poi quei lunghi capoversi privi di virgole e punti… mi hanno ricordato molto Saramago e il meraviglioso “Cecità”. A proposito, quando realizzerai un’opera postuma?
Quando lo scritto evidenzia che l’autore è analfabeta:
L’impeto della prima stesura si percepisce sin dall’introduzione, ed è travolgente. L’autore ha fatto sì che non venisse apportata alcuna correzione, al fine di evitare che la freschezza e la spontaneità della prima bozza non venissero disperse dall’editor di turno.
Dialoghi inverosimili e banali:
L’autore, con grande maestria, lascia che i personaggi si esprimano liberamente, senza cedere alle stupide convenzioni letterarie.  Il “bella lì, raga!” esclamato da Garibaldi ai suoi eroici uomini rappresenta appieno il carisma del protagonista.
Narrazione scialba e stucchevole:
Questo libro riporta in auge canoni estetici ormai deturpati dal romanzo moderno. Chi ama la sintesi e l’azione ad ogni costo forse storcerà un po’ il naso, ma io ho amato le settantotto pagine di descrizione della facciata esterna di quel palazzo dell’Ottocento. In fondo, cercavo giusto un pretesto per scolarmi quei due thermos di caffé.
Trama inconsistente:
L’autore compie una scelta coraggiosa, tessendo riga dopo riga una trama volutamente non commerciale. Di certo si tratta di un libro per palati fini, forse ancora troppo avanguardistico in un panorama letterario troppo legato a canoni triti e ritriti.
Finale deludente:
Mi ha lasciato l’amaro in bocca, diciamo che non me l’aspettavo. Però non ho nessuna critica da muovere all’autore, sono io a essere troppo abituato a finali differenti. Ho commesso l’errore di fossilizzarmi sui grandi classici della letteratura, dovrò svecchiarmi per apprezzare al meglio gli scritti realizzati dalle nuove generazioni.

 

10 Commenti

  1. Pensa che tempo fa mi scrivevano per farmi leggere le loro "creazioni" e volevano un giudizio. Io ingenuamente gli davo un'occhiata e rispondevo con frasi politicamente corrette tipo le tue. Niente di apertamente critico, giuro. Il 100 % di loro mi ha tolto l'amicizia da facebook o non si è fatto + vivo o mi ha scritto qualcosa del tipo "non capisci niente".
    Ora la mia risposta standard è "non ho tempo, scusa".
    Che dici, li mando da te la prossima volta?!

  2. Ma sì, alla fine è tutta questione di gusti no? È che tu hai gusti un po' troppo difficili!
    (ciò non toglie che certi post ti vengano davvero bene ;))

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